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COSA SUCCEDE DURANTE UNO STRESS ACUTO?

Immaginiamoci alla guida della nostra auto, improvvisamente un animale ci taglia la strada e per evitarlo sterziamo bruscamente, rischiando di uscire fuori strada.

Il cuore batte forte in gola, la tensione è percepibile in ogni muscolo del nostro corpo.

Siamo stati esposti a uno stress acuto, una scarica di adrenalina e cortisolo è entrata nel nostro circolo sanguigno.

Proprio come il motore di un’automobile, il cuore ha valvole e camere in grado di generare pressione e spingere il sangue, con i suoi nutrienti, nel circolo sanguigno e di qui ai vari organi.

L’adrenalina è il mediatore che il nostro organismo usa per “schiacciare il piede sull’acceleratore”. Il suo effetto, infatti, è quello di aumentare la frequenza cardiaca e la pressione arteriosa, garantendo un maggiore afflusso di sangue agli organi che verranno coinvolti nella sfida.

Per ottenere tale risultato l’adrenalina determina una vasocostrizione, dunque la riduzione del diametro dei vasi arteriosi.

Tali modifiche nella circolazione sanguigna, in particolare la riduzione del flusso di sangue in alcune parti del nostro organismo a vantaggio di altre (necessarie di fronte a una minaccia o durante una battaglia), si ripercuotono anche sulla funzionalità viscerale: in una situazione di lotta o fuga non vi è alcuna necessità di utilizzare stomaco e intestino, organi il cui compito è fondamentalmente quello di digerire il cibo e che pertanto non risultano di alcuna utilità nella battaglia.

Al contrario, il nostro apparato muscolare, dovendosi preparare alla lotta oppure alla fuga, avrà bisogno di una gran quantità di sangue e soprattutto di ossigeno e zucchero (principali fonti di energia per le cellule).

A questo serve il cortisolo, altro importante ormone chiamato in causa durante la risposta a uno stress.

Quest’ultimo mediatore non aumenta soltanto la glicemia (il livello del glucosio nel sangue) ma prepara l’organismo alle possibili complicanze della battaglia: i tagli e le ferite. Per farlo aumenta il numero di piastrine (le cellule responsabili in prima battuta della coagulazione del sangue, pertanto dell’arresto di un’emorragia), aumenta i livelli di colesterolo e di trigliceridi.

Non basta, però: in un contesto di lotta o fuga è importante anche prestare attenzione a tutto ciò che potrebbe costituire una minaccia, ma non ha alcuna rilevanza memorizzare dettagli o nuovi eventi.

Si attiva pertanto uno stato di allerta capace di reagire agli stressors ma incapace di memorizzare qualunque dettaglio che non sia di rilievo per la battaglia.

D’altronde, che senso avrebbe impegnare parte del cervello nell’imparare qualcosa di nuovo se fosse a rischio la vita stessa?

La risposta a uno stress acuto, essendo nata per proteggerci da una minaccia per la sopravvivenza, è volta ad attivare solo le parti del nostro corpo e della nostra mente utili in tale direzione.

Ma una volta salvi, scampato il pericolo, cosa succede nel nostro organismo?

Come possiamo ritornare in una condizione di “normalità”?

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Bibliografia

Qureshi, G. M., Seehar, G. M., Zardari, M. K., Pirzado, Z. A., & Abbasi, S. A. (2009). Study of blood lipids, cortisol and haemodynamic variations under stress in male adults. J Ayub Med Coll Abbottabad, 21(1), 158-161.

Gian Luca Rosso