Decidere e aumentare la creatività

Qual è la posta in gioco dietro la nostra prossima decisione? 
Non sempre è possibile prevederla. Comunque, indipendentemente dall’esito, alcune scelte saranno immediate mentre altre così meditate da risultare sofferte.

Una persona dotata di soft skills non necessariamente decide in modo razionale, ma è sempre in grado di risolvere un dilemma, qualunque esso sia, con piena consapevolezza.

Di cosa?

Dei meccanismi psicologici e dei fattori esterni che possono influenzare in modo inconscio una persona di fronte a un bivio.

Perché anche quando decidiamo di non scegliere, qualcuno potrebbe averlo già fatto al posto nostro. Senza contare poi che la valutazione di tutte le opzioni disponibili può essere faticosa, soprattutto quando sono molte.

I dubbi sono dietro l’angolo. E se la strada che imbocchiamo non è quella giusta? Meglio decidere in solitudine o condividere il problema? Decidere in breve tempo o riflettere a lungo?

Essere padroni delle soft skills significa sapere come aumentare la creatività per trovare nuove strade, ma anche correggere le distorsioni generate da determinati stati d’animo o vissuti precedenti, così come dai condizionamenti ambientali e dalle nostre insicurezze.

Un solo obiettivo, decisamente importante: evitare futuri rimpianti.

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ECCO 5 METODI PER SCEGLIERE CON CONSAPEVOLEZZA

1. DOMANDIAMOCI QUAL È LA POSTA IN GIOCO

Quotidianamente affrontiamo scelte banali cui frequentemente si aggiungono decisioni più importanti, a volte capaci di incidere in modo decisivo sulla nostra vita.

Scegliere il gusto di una pizza, il colore di un vestito o il genere di film da vedere, pur non costituendo decisioni critiche, da un lato coloriscono le nostre giornate e dall’altro rischiano di impegnarci inutilmente e affaticarci prima ancora di iniziare a processare una decisione più importante.

Dunque, quando la posta in gioco è bassa, l’unico errore da evitare è quello di permettere che il nostro “dilemma” distolga l’attenzione da tutte le altre problematiche che abbiamo sul tavolo.

Per fare ciò è sufficiente avere, per quasi tutte le piccole scelte quotidiane, un’opzione di default, ovvero una piccola abitudine da rispolverare tutte le volte che non possiamo permetterci il lusso di impegnarci nell’ennesima decisione.

Immaginatevi al ristorante con il vostro partner, avete appena aperto il menù quando da questi vi arriva all’improvviso e inaspettatamente una proposta di matrimonio. Mostrando stupore e felicità potrete chiedere pochi minuti per scegliere cibo e vino in modo tale da non interrompere la discussione successiva.

Tuttavia, pur fingendo di consultare il menù scrupolosamente, potreste utilizzare una vostra opzione di default (ad esempio: tagliata di manzo con contorno di verdure accompagnata da una bottiglia di vino rosso della casa) e sfruttare quei pochi minuti per pensare alla risposta più saggia da offrire all’amante lasciato con il cuore in gola.

Questo per evitare di investire ed esaurire le risorse a disposizione nel dirimere questioni secondarie penalizzando quelle ben più importanti cui ci si trova a rispondere nel breve periodo.

Okay, ci siamo, ora abbiamo solo più la scelta importante a cui pensare. Inquadriamola, sia con un frame (cornice) positivo che negativo.

Secondo un’indagine condotta dai ricercatori israeliani Amos Tversky e Daniel Kahneman su studenti universitari, le persone tendono a evitare il rischio quando l’alternativa è posta in termini di guadagno certo (frame positivo), e a optare per la scelta più rischiosa quando il dilemma viene inquadrato in un frame negativo (perdita di denaro).

Nel 1981 i due ricercatori chiesero ai loro studenti di scegliere tra queste due opzioni:

A) una vincita certa di $240 oppure

B) il 25% di probabilità di vincere $1000 e il 75% di non vincere nulla.

Poi chiesero ancora di decidere tra:

C) perdita certa di $750 oppure

D) il 75% di probabilità di perdere $1000 e il 25% di non perdere nulla.

Circa l’85% degli intervistati a fronte di un frame positivo (la vincita di denaro) preferì evitare il rischio e avere la certezza di intascare $240 (opzione A).

Al contrario, presentando una perdita di denaro sempre un 85% circa degli studenti preferì l’opzione D, dunque l’ipotesi più rischiosa: rischiare di perdere $1000 a fronte di una possibilità abbastanza improbabile (25%) di non perdere nulla (Tversky & Kahneman, 1981).

Dunque sforziamoci sempre di pensare alla posta in gioco sia in termini positivi che negativi.

Eccovi un esempio: sareste disposti ad appoggiare una legge in grado di salvare il 90% dei posti di lavoro? Vi potrebbe interessare un corso di studi molto impegnativo che garantisce a 6 studenti su 10 un ottimo impiego? Cenereste in un ristorante con l’80% di critiche positive?

Ora riformuliamo le stesse domande, questa volta in termini negativi.

Sosterreste una legge che porta alla disoccupazione il 10% dei lavoratori? Seguireste un percorso di studio che nel 40% dei casi non offrirà nessun tipo di sbocco? Sareste disposti a prenotare un ristorante con il 20% di recensioni negative?

2. CERCHIAMO DI PREVEDERE CHE COSA SUCCEDEREBBE SE SCEGLIESSIMO DI NON DECIDERE

Proviamo a tornare all’ultimo esempio che vi ho proposto: quali conseguenze determinerebbe una risposta elusiva alla richiesta di matrimonio (ad esempio: “Beh, non saprei”, “Ho bisogno di tempo” eccetera)?

Una rottura della relazione sentimentale?

Un impoverimento dei rapporti nella coppia?

Un’accettazione totale da parte del richiedente, senza alcuna conseguenza catastrofica?

Facciamo un altro esempio pratico, immaginiamo questa volta di dover firmare un contratto di assunzione.

Finalmente abbiamo trovato il lavoro che ci piace.

Il contratto però ci viene proposto abbinato a un programma di accantonamento pensionistico, su base volontaria, che al momento ci interessa poco.

Fin qui nulla di strano, penserete, basta dire “no, grazie”.

Già, però non è così semplice.

Due accademici dell’Università di Chicago, Brigitte Madrian e Dennis Shea, analizzarono il comportamento dei dipendenti di una grossa ditta degli Stati Uniti, prima e dopo un interessante cambio di strategia riguardante la politica di risparmio pensionistico.

La finalità della ricerca fu quella di capire come aumentare le adesioni al programma 401 (k), consistente in un piccolo accantonamento di parte dello stipendio in previsione della terza età.

Prima dello studio, ogni dipendente veniva inserito nel piano pensionistico 401 (k) solamente mediante esplicita adesione.

Con l’applicazione della nuova strategia, ogni nuovo assunto venne automaticamente arruolato nel programma 401 (k), a meno che non esprimesse esplicito parere contrario.

Nonostante il fatto che nulla fosse cambiato nel piano di accantonamento 401 (k), il semplice cambiamento da “opt-in” (scegliere di aderire) a “opt-out” (scegliere di uscire) determinò un passaggio da una percentuale di adesione del 25% al 60% circa (Madrian & Shea, 2001).

Il mondo là fuori sa bene che siamo pigri nel selezionare le opzioni, o semplicemente stanchi e/o sopraffatti dalla troppa scelta. Questo ci spinge ad accettare molte soluzioni preconfezionate da altri.

La scelta di non decidere, se di scelta si tratta, porta generalmente con sé delle conseguenze. È sempre fondamentale capire se e come si modificherà la nostra situazione nel caso in cui decidessimo di non affrontare un dilemma.

3. DIAMOCI UNA SCADENZA, POSSIBILMENTE BREVE

La maggior parte di noi ha un’innata tendenza a rimandare gli impegni.

Molti studenti svolgono i compiti estivi poco prima della riapertura delle scuole, tanti adulti rimandano al giorno successivo il fastidioso lavoretto da fare in casa oppure decidono di iniziare una dieta o un programma di esercizi “a partire da domani” e così via.

Stabilire una data è importante per evitare di rinviare all’infinito un impegno oppure una decisione.

Pertanto questo passaggio da un lato riduce il rischio di non arrivare a una decisione e dall’altro evita di amplificare l’entità di un dilemma.

Infatti più tempo impieghiamo nel compiere una scelta maggiore sarà il grado di insicurezza ad essa legato.

Inoltre non avere una scadenza può portare a un’enorme raccolta di informazioni e consigli, che frequentemente si associano a un aumentato grado di indecisione.

Stabilire un termine ravvicinato entro il quale decidere è un tipico atteggiamento manageriale vincente, perché impone di focalizzare l’attenzione su un determinato problema evitando che questo venga accantonato per essere successivamente dimenticato.

Con l’avvicinarsi alla data fissata come limite per la decisione, aumenteranno la concentrazione e l’impegno dedicati al raggiungimento di una buona soluzione.

4. AUMENTIAMO LE OPZIONI E LIMITIAMO I CONSIGLI

Soprattutto nella fase iniziale del nostro approccio alla materia, risulterà essenziale ampliare il numero di opzioni possibili che, successivamente, all’avvicinarsi della scadenza andranno ridotte.

Un ampio numero di possibilità attrae maggiormente ma deve essere rapidamente ridotto in modo tale da non aumentare il grado di indecisione e diventare pertanto controproducente.

I ricercatori Iyengar e Lepper, rispettivamente dell’Università della Columbia e di Stanford, dimostrarono come le persone che hanno più scelta (ventiquattro opzioni di uno stesso prodotto) tendono ad avvicinarsi con maggiore facilità al banco della merce esposta ma a comprare con più difficoltà, e conseguentemente si sentono meno soddisfatte rispetto a coloro che si trovano di fronte a “solo” sei varianti dello stesso articolo (Iyengar & Lepper, 2000).

Sappiamo poi quanto i consigli possano essere preziosi, a patto che siano richiesti e motivati. Pertanto, selezioniamo con cura i nostri consulenti, che devono essere competenti e possibilmente indipendenti, e chiediamo loro un consiglio trasparente e capace di offrire una nuova prospettiva al problema affrontato.

5. VALUTIAMO ATTENTAMENTE LE CIRCOSTANZE

La decisione su cui stiamo meditando potrebbe subire l’influenza di fattori esterni ed essere pesantemente condizionata dal nostro stato d’animo.

È importante perciò individuare qualunque contingenza in grado di distorcere la nostra capacità di giudizio e, nei limiti del possibile, tentare di rimuovere tutti i fattori il cui influsso è negativo.

Chiaramente eliminare l’opinione (frequentemente oppressiva e non richiesta) di parenti e amici non è facile.

Tuttavia, un passaggio fondamentale è quello di prenderne coscienza, in modo tale da tentare di controbilanciarne l’effetto.

Analogamente, anche una situazione emotiva particolarmente intensa deve essere riconosciuta, elaborata, e possibilmente superata prima di prendere qualsivoglia decisione.

Attenzione però: il mito per cui prendere una decisione saggia richieda freddezza e razionalità è sicuramente falso.

È ormai ampiamente dimostrato che una o più lesioni a livello di determinate aree cerebrali, quelle deputate all’elaborazione e gestione delle emozioni, (l’amigdala e la corteccia prefrontale ventrocentrale), danneggino irrimediabilmente le nostre capacità di scelta (Bechara, Damasio, Damasio, & Lee, 1999).

I ricercatori Seo e Barrett rispettivamente dell’Università di Maryland e del Boston College, attraverso un’indagine condotta su 101 investitori di borsa per 20 giorni lavorativi, misero a confronto le decisioni di investimento associate allo stato d’animo del soggetto.

Ciò che emerse da questo studio fu che i sentimenti, indipendentemente dalla tipologia e dall’intensità, influirono in modo positivo oppure negativo su un processo decisionale sulla base di come vennero vissuti e soprattutto elaborati prima di investire in azioni.

In sostanza, i partecipanti con le migliori performance si dimostrarono essere coloro che furono in grado di riconoscere le proprie emozioni (sia positive che negative), elaborarle e correggere i possibili errori e le distorsioni prodotte da tali sentimenti sul percorso decisionale (Seo & Barrett, 2007).

Ecco un acronimo davvero saggio: HALT (Hungry, Angry, Lonely, Tired rispettivamente: affamato, arrabbiato, solo e stanco).

Indipendentemente da chi per primo l’ha coniato, HALT è un modo intelligente per ricordare quando è il caso di fermarsi e non prendere alcuna decisione.

Siamo affamati? Fermiamoci a mangiare qualcosa e torniamo a ragionare sul nostro dilemma una volta che lo stomaco sarà pieno. Il cervello ha bisogno di zuccheri per ragionare efficacemente.

Siamo arrabbiati? Sospendiamo ogni scelta fin tanto che non siamo riusciti ad arginare il sentimento di collera. Il rancore infatti ci impedisce di vedere e valutare in modo obiettivo tutte le opzioni.

Siamo soli o stanchi? Cerchiamo buona compagnia, validi consiglieri e riposiamoci quanto basta. L’isolamento e l’affaticamento sono due condizioni che ci indeboliscono alimentando la sensazione di fragilità e debolezza.

In questi 5 punti ti ho proposto una strategia da mettere in atto di fronte ai prossimi bivi che incontrerai. Certo, ogni decisione porta con sé difficoltà non sempre prevedibili. Le conseguenze poi lo sono ancor meno.

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Bibliografia

Gian Luca Rosso
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